Oltrecortina
XIII tappa: da Vyazma(Вязьма) a Mozhaysk(Можайск): 137 Km. Dislivello: 657 m.



Tredicesima tappa. 26 Giugno 2010:

Parto molto presto. Come al solito l'aria al mattino è tagliente e umida e purtroppo non ho ancora recuperato tutte le forze. La tappa, così come era stata programmata prima di partire, dovrebbe prevedere un lungo giro e nord della M1, seguendo delle strade secondarie, fino ad arrivare a Gagarin -la città natale del famoso cosmonauta- per poi visitare il campo di Borodino, teatro della tragica battaglia del 1812. Purtroppo nelle condizioni in cui mi trovo non posso permettermi una tappa così faticosa e sono costretto nuovamente a percorrere la maggior parte del viaggio sulla M1. Da qui devierò per Borodino per poi proseguire per la vecchia strada che conduce a Mosca. L'autostrada è poco trafficata ma purtroppo percorsa quasi esclusivamente da enormi autoarticolati. La corsia di emergenza è molto ampia e mi consente di pedalare in relativa tranquillità, nonostante gli automezzi più grandi creino dei fastidiosi spostamenti d'aria al loro passaggio. Non tutti i mali vengono però per nuocere. Infatti per liberarmi dai fastidiosi tafani che continuano a tormentarmi senza posa ho ideato un -pericoloso- trucco: nel momento in cui vengo superato da uno di quegli enormi automezzi con rimorchio che sfrecciano lungo la strada, cerco il più possibile di avvicinarmi. Lo spostamento d'aria dell'automezzo e il conseguente vuoto d'aria opera come un vero e proprio aspirapolvere che risucchia i miei famelici ospiti spazzandoli via sulla scia dell'automezzo.
Nelle numerose aree di servizio mi concedo delle facili soste e laconiche conversazioni con i pochi motociclisti che incontro, i quali sono enormemente incuriositi dal mio viaggio: in fondo anche loro sono degli amanti delle "dueruote" ehehe. Quando entro nella regione della città di Gagarin un'enorme scultura in cemento e acciaio, raffigurante uno stilizzato razzo spaziale, mi invita ad una piccola sosta e ad una foto ricordo. In prossimità del bivio per la città di Gagarin i lati dell'autostrada si animano improvvisamente e sorprendentemente di decine di chioschi commerciali che vendono di tutto: stuoie, attrezzatura da pesca, vasi, pesce affumicato, dolci, materiale elettrico, abbigliamento, matriosche... mi trovo in mezzo ad un incredibile e quasi grottesco emporio sull'autostrada! C'è anche un meccanico e ne approfitto per chiedere un po' di grasso per la catena: le piogge e il fango hanno sporcato gli ingranaggi delle ruote aumentando l'attrito -e la fatica-. Sono molto gentili. A fatica spiego loro cosa mi serve e mi offrono un barattolo pieno di grasso da spalmare. Mentre lubrifico la catena, attirati dalla imprevista novità, si avvicinano altri operai dell'officina. Uno di loro mi chiede, simpaticamente, di posare per una sua foto mentre faccio con le dita il gesto della vittoria. Beh! Confesso di sentirmi un po' ridicolo ma daltronde non posso proprio tradire la loro cortesia: quel pugno di grasso lubrificante mi farà risparmiare un sacco di fatica! Mangio qualcosa in una piccola baracchetta di legno e riprendo subito la strada. Decido di evitare i pochi chilometri necessari per visitare Gagarin: purtroppo sono molto stanco e i chilometri da percorrerre ancora molti. Finalmente entro nell'Oblast (regione) di Mosca. Pochi chilometri più in là, ai lati della strada, sorge la cappella dove si crede nasca la Moscova, il fiume che attraversando Mosca finisce per confluire nel Volga e da qui nel Mar Caspio. Da qui a Mosca in realtà il fiume compie un ampio giro, ed è incredibile pensare come questa acqua che nasce praticamente da una pozza nel terreno su una collinetta alta meno di 300 metri sul livello del mare scorra per più di 3000 chilometri prima di riversarsi nelle acque del Mar Caspio.
Finalmente arrivo al bivio per Borodino. Ho deciso di arrivare a Borodino attraverso una stradina secondaria per avere l'opportunità di attraversare il piccolo paesino che ha dato il nome alla battaglia, e soprattutto l'intero campo di battaglia. Il 7 Settembre del 1812 le truppe dell'imponente esercito napoleonico e quelle dell'esercito russo si scontrarono nella più grande battaglia delle campagne napoleoniche. I soldati presenti sul campo erano quasi 250.000 e le perdite (morti e feriti) furono quasi 100000. Alla fine i russi si ritirarono ma la vanità della vittoria fu presto evidente. Napoleone, dopo essere entrato a Mosca da vincitore dovette iniziare la tragica ritirata che decimò il suo esercito e che portò alla fine del suo impero. La strada è molto tranquilla; da un'autovettura mi chiedono informazioni per raggiungere Borodino. Mostro loro la carta e confesso che anch'io non sono sicuro della strada. Prosegue in una campagna silenziosa e tranquilla. Mi sono lasciato alle spalle il traffico dell'autostrada e anche il paesaggio si fa qui più gentile e meno selvaggio: mi sto avvicinando a Mosca e al cuore della Russia. I campi non sono più distese incolte di erba altissima ma ordinate distese di grano, e le paludose foreste hanno lasciato il posto a più tranquilli boschetti. Lungo la strada ci sono lapidi e targhe commemorative. In cima ad una collinetta si trova un piccolo obelisco con una targa che riproduce la dinamica di una battaglia che forse qui ha avuto luogo. raggiungo Borodino, una piccola cittadina attraversata dalla ferrovia. Al centro del paese c'e' una enorme tavola di cemento che descrive l'intero campo di battaglia. Poi mi perdo piacevolmente in un dedalo di viuzze che si dipanano tra distese pallide di grano ancora verde. Ma il corpo purtroppo non mi asseconda. Sono quasi allo stremo e non riesco a rilassarmi come vorrei. Dove la strada si allarga e attraversa il villaggio di Borodino scorgo la sagoma rossa della chiesa del convento del Salvatore. Il tetto e le cupole dell'intero complesso sono colorate d'un vivace verde prato. Più in là, oltre la siepe di alti alberi d'un viale monumentale, c'è il parco dove è stata eretta la stele commemorativa sulla tomba del generale russo Bragation, caduto in battaglia. E' un enorme obelisco di ghisa o bronzo e campeggia fiero al sommo di una verdissima collinetta. Il campo intorno, vastissimo, è una distesa infinita di segale e il parco è attraversato incredibilmente da grandi macchine agricole per l'aratura. Da qui la strada si fa più tortuosa e stretta e attraversa tranquille zone rurali e caratteristici villaggi. Questa era la vecchia via che conduceva da Mosca a Smolensk e qui forse sorgevano un tempo le ricche ville padronali e le tenute della nobiltà moscovita. Qui sorgeva il quartier generale del generale Kutuzov. Dopo pochi chilometri, che però sembrano infiniti, giungo nella cittadina di Mozhaysk. Trovo quasi subito l'albergo. La città vive una strana contraddizione. Locali moderni e chiassosi e cortili silenziosi e appartati; strade trafficate e vocianti e viuzze tranquille e colorate. Mi scopro a bighellonare sereno tra le ombre della sera che si allungano lente tra le case. Come al solito decido di cenare molto presto, prima del tramonto. Ristoranti in verità ce ne sono pochi. Il più vicino all'albergo è rumorosissimo. C'è un enorme televisore che diffonde musica a tutto volume, nonostante il locale sia ancora completamente deserto. Nell'animo russo c'è senz'altro una grande passione per la musica e la danza. Ma anche qui ormai è arrivata la cosiddetta globalizzazione. Quella trasmessa qui non è molto diversa dalla musica commerciale a cui siamo abituati. Se non fosse per il menù -completamente in cirillico- sembrerebbe di essere in un qualsiasi rumoroso locale italiano.

Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio 2011
by biciviaggi.