Oltrecortina XII tappa: da Verkhnedneprovskij(Верхнеднепровский) a Viasma(Вязьма): 92 Km. Dislivello: 448 m.



Dodicesima tappa. 25 Giugno 2010:

La notte purtroppo non riesco a chiudere occhio. Ho ancora disturbi intestinali e mi sento molto stanco. Non voglio interrompere il viaggio -del resto non saprei come fare: devo comunque arrivare a Mosca e non ho altro mezzo che la bicicletta- e l'unica cosa da fare è prendere un giorno di riposo e sperare di recuperare un po' di energie. Per fortuna alla accettazione non mi sollevano obiezioni. C'è un'altra donna all'ingresso e sembra molto meno pignola di quella di ieri. Bene adesso non resta che restare in questa sperduta cittadina russa nell'attesa che trascorra la giornata, cercando di non stancarmi troppo. Per "fortuna" la città non ha assolutamente nessuna attrattiva per turisti: è una anonima città industriale di provincia. Le cittadine russe sono molto diverse dai nostri paesi. La prima cosa che salta agli occhi è il traffico quasi inesistente e i grandi caseggiati in cemento che possono dare l'impressione di grandi periferie quasi abbandonate. Ma ad una analisi più attenta la realtà si rivela estremamente diversa. Le strade percorse dalle automobili sono poche e attraversano a reticolo la città. Tra una strada e l'altra si sviluppano però una rete di altre stradine secondarie, per la maggior parte pedonali o addirittura non asfaltate, e che collegano tra loro i numerosi edifici. Queste costruzioni un po' anonime non sono però isolate dalle strade come succede da noi, in cui ogni isolato è praticamente circondato da strade e appunto, per così dire, "isolato" dal contesto urbano che ne risulta così lacerato. Qui gli edifici si affacciano su aree verdi e vialetti pedonali come ci si trovasse in un gigantesco cortile condominiale. Tra i palazzi non ci sono strade trafficate o macchine parcheggiate, ma giardini fioriti, e sentierini pedonali; non ci sono rumorosi negozi e botteghe ma silenzioe aree incolte e parchi per bambini come in aperta campagna. Non c'è qui l'ordine meticoloso dei nostri parchi pubblici, oasi verdi ostaggio del caos cittadino e inquietanti prigioni chiuse da enormi cancellate e recinzioni. Qui le aree pubbliche sono il tessuto stesso della città, i negozi sono discrete e anonime presenze quasi invisibili e in questo apparente abbandono delle strade e delle cose, in questo silenzio profondo rotto solo dal cigolio di una altalena o dallo sbuffo di una fabbrica ho scoperto come anche una città possa avere un suo volto "naturale" e un fascino nascosto. Il giorno dopo i fastidi sono in parte diminuiti e decido di riprendere il viaggio. La sosta in questa miniatura di città è veramente indimenticabile. Qui il tempo sembra rimasto agli anni '70, la vita scorre tranquilla in questa vecchia e polverosa periferia dell'ex impero sovietico. Avrei dovuto proseguire lungo la vecchia strada di Smolensk (la P134) fino a Vyazma, ma non sono nelle condizioni di sopportare un'altra tappa lungo le pur massacranti pianure russe infestate dai tafani e dovrò rinunciare al fascino di queste tranquille strade campagna. Decido pertanto, e a malinquore, di tornare sulla M1, l'autostrada che punta dritta su Mosca: prima di tutto le pendenze sono molto più dolci, e in secondo luogo spero di trovare meno insetti: un po' forse per il maggior inquinamento, un po' forse per il disboscamento e la bonifica del terreno ai lati della carreggiata.
Quando finalmente arrivo a Vyazma è ancora metà pomeriggio. La tappa è risultata più corta delle altre ma non per questo molto meno faticosa. C'è nella piazza principale una pizzeria dal simpatico nome "pizza mario" scritto in caratteri cirillici. Non riesco a trattenermi dal fotografarla attirando, inevitabilmente, gli sguardi stupiti di alcuni passanti. Cerco velocemente l'albergo. L'albergo che dall'esterno ha l'apparenza di un anonimo edificio è all'interno in completa ristrutturazione. I Pavimenti sono quasi interamente smantellati e sotto il vecchio linoleum è rimasto scoperto il pavimento in cemento grezzo. C'è un grande disordine dovunque. La cameretta è molto piccola e non ha il bagno, ma non è un problema. il locale dei bagni è nel corridoio e ho l'impressione di essere l'unico ospite. La finestra della stanza ha un vetro scheggiato e si chiude con difficoltà. Anche la serratura della porta è un po' arruginita. Ma l'ospitalità, come sempre, è calorosa: tutti sono estremamente gentili e pazienti. Dopo aver controllato il passaporto e il foglio di immigrazione mi fanno "parcheggiare" la bicicletta in un piccolo magazzino. Gironzolo per la cittadina e per le sue strade tranquille: c'è una strada piena di piccoli empori che vendono di tutto, C'è una piccola chiesetta pericolante circondata da un ponteggio il legno per effettuare la manutenzione altrettanto pericolante. Inaspettatamente in un parco il silenzio è rotto da una musica rumorosissima. E' una piccola festa di nozze improvvisata in strada. Ci sono gli invitati e naturalmente gli sposi che da un vassoio poggiato sul cofano della macchina -da cui si diffonde la rumorosa musica- offrono qualche dolce e un bicchiere di spumante (vodka? eheh) agli ospiti. Infine ceno in un ristorante vicino l'albergo. E' molto presto e sono l'unico avventore. Il locale sembra più una sorta di discoteca che un ristorante. Anzi dall'arredamento e dalle luci soffuse mi da l'idea di una specie di night per incontri a luci rosse! Comunque anche se il locale è completamente deserto ogni tavolo ha un televisore che trasmette a tutto volume dei videoclip musicali assordanti. Essendo l'unico avventore prendo la decisione di spegnere tutti i video strappando così un sorriso -di commiserazione?- alla paziente cameriera.

Ultimo aggiornamento: 19 Gennaio 2011
by biciviaggi.