Oltrecortina XI tappa: da Smolensk(Смоленск) a Verkhnedneprovskij(Верхнеднепровский): 98 Km. Dislivello: 742 m.



Undicesima tappa. 23 Giugno 2010:

La tappa di oggi dovrebbe essere la più lunga in assoluto. Fino a Vyazma sono circa 170 km. Sin dal mattino mi rendo però conto che non riuscirò mai a percorrerli tutti in un giorno. Per il momento non mi lascio scoraggiare e proseguo deciso fidando in un rapido recupero delle energie. Purtroppo le buone intenzioni vengono subito deluse. Faccio appena in tempo a dare un'occhata alla magnifica cattedrale dell'Assunzione che mi tornano i dolori all'intestino. Devo decidere se continuare sulla M1 oppure proseguire il viaggio sulla vecchia strada di Smolensk. La M1 risulta senz'altro più comoda -diretta, pochi scollinamenti, ampia corsia pedalabile- ma senz'altro meno suggestiva. Alla fine decido di percorrere la vecchia strada di Smolensk e inoltrarmi nella selvaggia campagna russa.
Smolensk è circondata da un anello di alture -non molto elevate- che si allungano sulla pianura russa verso est. Queste alture sono tagliate dal fiume Dnepr e suoi affluenti che seppur molto esigui in questa stagione dell'anno, hanno scavato nel corso dei secoli dei veri e propri solchi nelle colline. Sorprendentemente infatti il Dnepr, il quale nasce alcuni chilometri a Nord-Est di Smolensk, invece di aggirare le alture le attraversa quasi diagonalmente. E' evidente che l'intera regione deve aver avuto una conformazione molto diversa quando migliaia d'anni fa il fiume si è aperto la strada attraverso le immense distese russe per sfociare infine nel Mar Nero. Altrettanto curiosamente la strada che da Smolensk attraversa queste alture dirigendosi verso oriente, non sembra seguire la naturale conformazione del terreno, ma prosegue diretta superando in continui ed estenuanti saliscendi, i profondi avvallamenti causati dai torrenti che in primavera diventano impetuosi fiumi. La strada si sviluppa come un'incredibile e suggestiva serie di "montagne russe" con pendenze che in alcuni tratti sfiorano il 25%. La strada poi è intensamente trafficata soprattutto nei chilometri fuori Smolensk e il viaggio si fa stremante. Il tempo è peggiorato e a tratti pioviccica. Devo comprirmi per il freddo ma sulle ripide salite di queste incredibili strade la fatica mi fa sbuffare di sudore.
Dopo la pioggia ecco il sereno! Il cielo coperto si apre e spunta una sole caldo e afoso. La campagna diventa arroventata. L'aria soffocante. Verso metà giornata sono assalito da decine di mosconi. In realtà scopro sulla mia pelle -letteralmente- che non si tratta di semplici mosche: sono temibilissimi tafani affamati. Il tafano è una specie di mosca che si nutre di sangue. Ma a differenza della zanzara che possiede un apparato di suzione che introduce nella pelle della vittima per aspirarne il sangue, il tafano ha delle possenti mandibole con le quali lacera la pelle dell'animale e ne succhia il sangue fuoriuscito con una specie di piccola proboscide. Sono mandibole tenacissime, in grado di perforare la pelle di animali selvatici come mucche o cavalli. Queste voraci mosche mi assalgono da ogni lato. Non riesco nemmeno a distanziarle aumentando la velocità e quando si posano -preferiscono chissà perchè il sottocoscia- infliggono dei pizzichi dolorosissimi. Noto che nelle zone abitate sono molto meno frequenti. Ma in queste lande sperdute le zone abitate sono veramente poche e disperse nel raggio di chilometri. La maggior parte della strada attraversa campagne incolte -molto più selvagge di quelle attraversate in Bielorussia- oppure fitte foreste semi paludose. Lungo la strada noto anche molti animali morti, per lo più volatili: corvi, gazze. Veramente la Russia mi si presenta ora nel suo lato più selvaggio. Ora veramente ho l'impressione di aver attraversato una "cortina" che separa due mondi. Oggi è senz'altro la tacca più faticosa. Sono allo stremo delle forze. Devo fermarmi continuamente per riprendere fiato. Non ho altra possibilità che spezzare la tappa e fermarmi appena possibile. Più facile a dirsi che a farsi. Qui non ci sono città o paesi. Non c'è la minima traccia di alberghi. Per chilometri corro lungo una strada semi-deserta senza incontrare nessuno. La prima cittadina si trova a quasi 100km da Smolensk. Ha un nome impronunciabile -Verkhnedneprovskij- e costruita negli anni '50 del secolo scorso possiede un solo albergo.
La signora all'accettazione, che ovviamente non parla inglese, sembra contrariata dal mio foglio di immigrazione. All'inizio fatico a comprendere il problema, poi poco per volta mi faccio largo tra il centinaio di parole russe che non conosco e riesco ad afferrare il problema: il foglio di immigrazione è molto piccolo ed è completamente ricoperto dai timbri di registrazione che ogni albergo ha dovuto, per legge, applicare. La signora non è riuscita a districarsi tra tutte le date stampate sul minuscolo foglietto e non riesco a convincerla che io sia entrato in territorio russo da un solo giorno, come cerco di spiegarle. Il problema è che per legge tutti gli stranieri sono costretti a registrare il proprio soggiorno in Russia entro e non oltre tre giorni dalla data di ingresso. La registrazione vera e propria viene espletata dall'albergo il quale è tenuto a rilasciare ricevuta della stessa all'ospite e/o apporre un timbro sulla carta di immigrazione. Non so come convincere questa donna che non vuole assolutamente darmi una camera. Alla fine preso dalla disperazione ho un'idea! Da qualche parte devo aver conservato tutti gli scontrini degli alberghi. E' una vera fortuna! Infatti riesco a recuperare -per miracolo- la ricevuta dell'albergo di Smolensk, che dimostra senza alcun dubbio che la notte prima ho dormito in albergo e quindi la mia permanenza è stata regolarmente registrata. Quando ormai penso di aver risolto tutti i problemi ecco che ne spunta un altro: è necessaria una fotocopia del passaporto, ma l'albergo non possiede la fotocopiatrice. Per fortuna la ragazza delle pulizie che si offre di accompagnarmi presso la fotocopisteria. Usciamo da una porticina secondaria e ci troviamo nel bel mezzo della cittadina. La ragazza mi accompagna in un dedalo di viuzze polverose fino ad arrivare di fronte ad una porta semi arruginita e assolutamente anonima. Noto che al posto del foro della serratura c'è un tastierino numerico. La ragazza inserisce un codice e la porta si apre. Dentro non c'è nessuna stazione segreta del KGB ma un semplicissimo condominio! Saliamo al primo piano ed entriamo dentro un appartamento. Ma il mio stupore aumenta quando scopro che l'appartamento nasconde in realtà un negozio completo di tutto: dalla frutta ai giocattoli dai libri ai prodotti per l'igiene personale, dai gioielli ai vestiti. Un vero emporio. Ovviamente c'è anche la sospirata fotocopiatrice. Finalmente in possesso di tutta la documentazione necessaria ricevo la chiave della stanza e mi ritiro a riposare. Ceno nel ristorante dell'albergo. C'è un grande vestibolo con alte panche e, come il ristorante, è completamente arredato con una stoffa vellutata -molto vecchia- di un rosso porpora molto cupo.

Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio 2011
by biciviaggi.