Oltrecortina
X tappa: da Orsha(Орша) a Smolensk(Смоленск): 128 Km. Dislivello: 488 m.



Decima tappa. 22 Giugno 2010:

La mattina mi alzo a malincuore: oggi è l'ultimo giorno in Bielorussia. Un paese poco conosciuto e pochissimo frequentato, che ha purtroppo una pessima fama e che invece nasconde un'anima unica. Mi mancheranno i suoi spazi vastissimi e i minuscoli villaggi di legno; le città ordinatissime e i viali silenziosi; i vecchi, imponenti, palazzi sovietici in cemento e le chiesette coloratissime; i prati vasti come mari e l'immensa foresta della Bielowieza. Oggi passerò il confine e solo l'eccitazione della nuova meta, la Russia, mi conforta da questo addio alla Bielorussia.
L'aria è fresca e immobile sotto un cielo grigio. Quando scendo in portineria non trovo nessuno. Mi sono svegliato molto presto perchè vorrei arrivare il prima possibile al confine temendo di dover perdere molto tempo con le pratiche burocratiche. La tappa di oggi è molto lunga. Finalmente riesco a pagare e preparare la bicicletta e prendere commiato dalla città. Su una altura appena fuori la città c'è un monumento che rappresenta una batteria di lanciarazzi. Qui per la prima volta dall'Armata Rossa venne usato il 14 luglio del 1941 il leggendario Katyusha -chiamato dai soldati "l'organo di Stalin"- una sorta di precursore di un lanciamissili. Per passare il confine non c'è apparentemente altro mezzo che percorrere la M1. Quando finalmente arrivo all'imbocco dell'autostrada, il cielo si è aperto ed è spuntato un bel sole.
Prima del confine c'è una stradina che porta ad una specie di sacrario. Un monumento forse alle vittime della Grande Guerra Patriottica (il termine russo che designa la II seconda Guerra Mondiale). Probabilmente in questo luogo si è svolto uno dei combattimenti della battaglia di Smolensk del 1941. C'è un arco in cemento scoplito con i volti di soldati dall'espressione granitica e il viale che conduce alla lapide è circondato da un verdi alberelli di betulla bianca e nel suggestivo prato verde sono sbocciati centinaia di fiori blu e rosa. Quando già intravedo i primi posti di blocco del confine vengo fermato da due uomini vicino ad un furgone ai lati dell'autostrada. Sono un po' innervosito. Cosa vogliono questi tipo loschi, fermi nella corsia d'emergenza dell'autostrada. Il furgoncino malandato e parcheggiato malamente non fa che aumentare l'ansia. Mi chiedono se possiedo l'assicurazione -obbligatoria- per il pasasggio in Russia. Fortunatamente ne ho stipulata una prima di partire. Mi chiedono da dove venga e desidererebbero un souvenir dell'Italia. Beh Per loro sfortuna io non ne ho portati! Alla dogana non ci sono problemi. Controllano il passaporto e l'assicurazione e dopo cinque minuti passo il confine. Tra Russia e Bielorussia ci sono degli accordi commerciali che -tra le altre cose- hanno eliminato le formalità di frontiera (un po' come succede in Europa tra i paesi aderenti al trattato di Schengen). Beh! Insomma sono finalmente in Russia. Quasi non me ne sono reso conto. Ormai pochi chilometri -si fa per dire- mi separano da Mosca, "la terza Roma".
Il passaggio senza problemi della frontiera mi ha caricato le energie e sollevato il morale e mi ha anche solleticato l'appetito! Allora non resta che fermarmi presso un'area di servizio per consumare una rapida colazione. Nel piccolo e accogliente locale in legno ordino del caffè dal bancone e i miei occhi cadono su un appetitoso dolce al cioccolato di cui chiedo un pezzo alla cameriera. Questa decisione mi costerà cara. Probabilmente il dolce era vecchio o scaduto e dopo pochi chilometri inizio ad avvertire un doloroso fastidio all'intestino. Purtroppo è l'inizio di un malessere che mi perseguiterà fino alla fine del viaggio. La perdita di liquidi e l'impossibilità di mangiare qualcosa di sostanzioso ed energetico esauriranno velocemente tutte le mie energie. Il resto del viaggio si rivelerà purtroppo estremamente faticoso ed estenuante. Non riuscirò a recuperare del tutto le energie e questo spiacevole episodio rovinerà quasi del tutto la seconda parte del viaggio. Per il momento comunque non mi preoccupo molto. Proseguo ancora sulla M1 incrociando fino al bivio con la A141 in direzione Smolensk. L'autostrada è molto ampia e come in Bielorussia, è fiancheggiata da numerose stazioni di sosta per autobus che utilizzo per riposarmi e riprendere le forze. La strada è circondata da enormi foreste e l'aria, molto calda, si riempie di grosse mosche. Per il momento non sembrano essere un grosso problema. Solo durante le mie soste lungo la strada sembrano diventare piuttosto invadenti e fastidiose. Finalmente arrivo al bivio per Smolensk e posso lasciare definitivamente l'autostrada. Si è rivelata molto meno trafficata di quanto pensassi, ma comunque non è certo l'ideale per una tranquilla passeggiata in bicicletta. La strada per Smolensk però si rivelerà molto faticosa. Gli ultimi chilometri sono terribili. Iniziano a farsi sentire dolorosi crampi all'intestino; la strada è polverosa e molto stretta; Il traffico intenso e rumoroso. Lateralmente alla strada c'è un sentiero sterrato molto ampio per pedoni e biciclette. Sarebbe una deliziosa pista ciclabile se non fosse che la mia bici è molto carica e ho paura che non resista sul terreno accidentato. Tra l'altro lo sterrato è molto duro: spesso addirittura sabbioso. Ad un certo punto sono costretto a spostarmi per evitare il traffico intenso e la ruota posteriore sprofonda per alcuni centimetri nella sabbia profonda. La bici si squilibria e sto per cadere. Con la gamba faccio perno nella sabbia, ma il peso della bici quasi mi spezza il ginocchio. No! decisamente questo sterrato è da evitare. I pneumatici stretti e lisci non sono adatti per questo tipo di terreno. La strada corre incredibilmente dritta su e giù per faticosi saliscendi. Finalmente intravedo la inconfodibile sagoma della cattedrale dell'assunzione di Smolensk che si erge maestosa sopra la città con i suoi colori verde pastello. Da lontano e' veramente una visione suggestiva poichè è stata costruita su una collina che domina l'intera vallata del fiume Dnepr. Sono però allo stremo. Entro nella trafficata città e mi inerpico su per la ripidissima Bolshaia Sovietskaia Ulitza. Sulla mia cartina ho segnato alcuni alberghi economici che però non riesco ad individuare. Alla fine scelgo un albergo che affaccia su Piazza Lenin. Sembra molto lussuoso -e costoso- ma non ho voglia di cercare oltre. In effetti le camere non sono economiche ma la cassiera si intenerisce e telefona al direttore per farmi applicare uno sconto del 50%. In Russia -ho letto- ci sono prezzi diversi per gli stranieri e per i residenti ed evidentemente hanno applicato in via eccezionale la tariffa per questi ultimi. Beh però me la sono meritata: mica tutti gli stranieri in passato hanno "invaso" Smolensk in bicicletta!
Lascio la bicicletta nel parcheggio custoduito dell'albergo e vado a visitare la città. La monumentale Piazza Lenin, pur affollata, è però silenziosissima e piena di ragazzi con biciclette e pattini che compiono piroette acrobatiche. Stranamente non si sentono i rumori chiassiosi delle nostre città. C'è come un languore morbido sulle cose. Al centro della piazza, circondata da palazzi severi e dall'immancabile statua di un austero Lenin, si apre un gentile parco con viali alberati e piccoli chioschi e nell'aria, dappertutto, riverbera l'eco smorzato di una musica lontana. Scendo ad ammirare alcuni tratti delle possenti mura della città con le sue imponenti torri rosse. Ma sui bastioni sono stati piantati centinaia di delicati fiori coloratissimi. Ad una fermata trovo una fila di persone che attende pazientemente e ordinatamente l'arrivo dell'autobus. Nelle strade ordinate ed ampie si aprono ogni tanto dei piccoli vicoli pittoreschi, degli angoli nascosti che rivelano una quotidianità più modesta e riservata. Qui il disordine non sembra avere lo stigma della trascuratezza o della miseria ma la leggerezza di un popolo che malgrado tutto ha nell'anima da semplre il senso profondo e umile della poesia.
Per cena decido di prepararmi del riso in bianco in camera, cucinandolo con il fornelletto a gas che ho portato con me. L'intossicazione alimentare mi sta debilitando e sono molto nervoso per il timore di non poter proseguire il viaggio. La sera decido di non uscire e mi addormento con il rimorso di non aver potuto visitare -come avrei voluto- questa bellissima città.

Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio 2011
by biciviaggi.