Oltrecortina
VIII tappa: da Minsk(Мінск) a Barysau(Барысаў): 136 Km. Dislivello: 760 m.



Ottava tappa. 20 Giugno 2010:

Riparto da Minsk di mattina presto. La città è ancora addormentata. Gli enormi viali quasi deserti e scorro lentamente per queste strade ampissime osservando la città che lentamente si sveglia. Mi dirigo verso la periferia settentrionale con l'intenzione di percorrere la M3 fino a raggiungere il villaggio-sacrario di Khatyn. Il viaggio prosegue tranquillo, lungo la strada si trova l'impianto di sport invernali di Minsk. In realtà è una minuscola collinetta alta poco meno di 300 metri aggredita da enormi impianti di risalita per sciatori. Finalmente arrivo al bivio per Khatyn annunciato da una gigantesca scritta in cemento. Il
fu teatro di una delle pagine più brutte dell'invasione nazifascista. Per rappresaglia il villaggio fu dato alle fiamme e tutti gli abitanti sopravvissuti agli incendi furono fucilati mentre tentavano di scappare ai roghi. Solo pochissimi bambini sopravvissero al massacro. Oggi nulla è rimasto del villaggio. Alsuo posto è stato realizzato un enorme e toccante sacrario per ricordare, simbolicamente in questo luogo, tutti gli altri villaggi, paesi, città brutalmente annientati dalla guerra nazifascista. C'è un lungissimo viale tagliato al centro da una lunga striscia di terra con delle piante dalle foglie rosso cupo, quasi a ricordare il tributo di sangue che ha pagato questo luogo. Al'ingresso c'e' una enorme scultura raffigurante un vecchio che porta in braccio il cadavere di un ragazzo. Al posto delle capanne che formavano il villaggio ci sono oggi solo dei camini in cemento a ricordo dei camini delle capanne. Su ogni "camino" c'è una campana che suona -all'unisono con le altre- ogni 30 secondi. L'intero luogo è colmo di una atmosfera di grande suggestione e tristezza. La Bielorussia pagò in assoluto il peggior tributo di sangue alla guerra: quasi un terzo della popolazione rimase uccisa.
Riparto da Khatyn nel primo pomeriggio. La prossima meta è il campo di battaglia della Beresina. Per raggiungerlo devo piegare verso sud in direzione di Barysau percorrendo delle stradine tranquillissime e deliziose. Il fiume che chiamiamo beresina appare in realtà più simile ad una enorme regione paludosa. Da un ponte che lo attraversa mi rendo conto che il fiume si sviluppa come un gigantesco aquitrinio esteso per chilometri. Anche le case lungo la strada sembrano quasi galleggiare nell'acqua che evidentente il terreno sabbioso non riesce ad assorbire. Sulla mia cartina ho segnato esattamente il luogo in cui dovrebbe trovarsi il campo di battaglia, ma non mi è facile rtovarlo. Poi noto lungo la strada un grosso cespuglio. Mi fermo a guardarlo meglio e scopro un piccolo sentierino in cemento. Lo seguo con la bicicletta infilandomi in un angusto corridoio di foglie e rami che mi graffiano le gambe e scopro con grandissima mia soddidfazione una lapide che ricorda proprio la battaglia della Beresina. Qui avvenne l'ultima battaglia napoleonica della campagna del 1812. Dopo la disastrosa ritirata di Russia Napoleone, pur vincendo formalmente la battaglia l'esercito napoleonico -ormai allo stremo- nel tentativo di varcare il fiume gelato subì delle perdite disatrose. Poco oltre trovo una stradina sterrata che si apre su un paesaggio maestoso. Chilometri di campi di grano che scendono fino al fiume e poi all'orizzonte la linea sottile e scura di una enorme foresta a perdita d'occhio. Qui un altro monumento ricorda le vittime di quella battaglia.
Lungo la strada incrocio un piccolo cimitero di campagna. Noto due particolari curiosi: molte tombe hanno una piccola recinzione "privata" che racchiude oltre la lapide stessa un tavolo di legno con delle panche. Sembra quasi un punto ristoro. Mi viene l'idea che forse usano commemorare i defunti con dei piccoli banchetti. La conferma mi viene da un'altra tomba. E' la tomba di un ragazzo. Vicino la lapide non ci sono solo i fiori ma anche generi alimentari: frutta, biscotti, merendine... Questa deve essere senz'altro una usanza antichissima rimasta immutata per millenni! Entrambe sono forse le ultime tracce di antichissimi culti pagani persi ormai nella nebbia del tempo. Finalmente arrivo a Barysau. La città è divisa in due dal fiume. La parte vecchia è quasi una specie di villaggio con le case in legno. Al centro di questo dedalo di viuzze si trova una enorme piazza con una bellissima chiesa rossa con sette cupole azzurre: la chiesa della resurrezione. Dalla parte opposta del fiume sorge invece la città nuova che mi accoglie in una fragranza profumata di biscotti e pane lievitato. Infatti sulla strada si trova un austero edificio che scopro essere una fabbrica del pane. L'aria intorno è tutta satura di questo appetitoso profumo.
Alla fine di un lunghissimo viale alberato si trova una pittoresca stazione verde prato circondata da autobus coloratissimi. L'albergo -qui vicino- si trova come sempre in un edificio totalmente anonimo. Non è molto tardi e ne approfitto per passeggiare nei viali tranquilli di questa simpatica cittadina. La piazza principale con l'immancabile statua di lenin e i palazzi in stile neoclassico, si allunga su un altro viale alberato e coloratissimo di fiori e di verde. Compro qualcosa per il pranzo di domani e consumo una appetitosa cena in un piccolo ristorante vicino l'albergo. Purtroppo i menù sono tutti in cirillo e ed è molto difficile capire esattamente la composizione di ogni portata che del resto sono numerosissime. Comunque il piatto tipico è il classico borsc -borsct in bielorusso-: una zuppa di barbarbietole insaporita con carne e panna acida -la famosa smetana-. Anche da solo è un pasto completo e ideale per i ciclisti grazie allo squisito brodo liquido pieno di vitamine!

Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio 2011
by biciviaggi.