Oltrecortina
V tappa: da Lida(Ліда) a Niasviz(Нясвіж): 134 Km. Dislivello: 656 m.



Quinta tappa. 17 Giugno 2010:

Parto da Lida molto presto. Nell'albergo c'è un gran silenzio. Mangio in fretta qualche biscotto e riprendo il cammino salutato allegramente dall'uomo di guardia nell'atrio che mi accompagna, incuriosito, fuori dall'albergo. L'aria è freddissima e molto umida. Dopo pochi chilometri sono costretto a coprirmi con i gambali i manicotti e le giacche antivento. Il cielo è sereno ma il sole è ancora pallido e non scalda affatto. Il paesaggio non cambia molto: campi coltivati a perdita d'occhio. Le strade sembrano perdersi in un mare d'erba, sottili linee scure di asfalto tra spighe di grano e miglio.
La prima tappa importante di oggi, dove spero di consumare una sostanziosa colazione è Navahrudak. La città si trova in cima ad una altura a circa 300 di altitudine e per arrivarci devo arrampicarmi per una ripida salita. C'è anche un suggestivo rudere del castello medievale nel punto più alto della cittadina. La piazza centrale è un tripudio di colori e di fiori: gli edifici intorno la piazza sono dipinte a colori vivacissimi. Nel rimorchio scoperto di un vecchio autocarro viaggiano alcune operaie che indossano il classico fazzoletto sulla testa. Mangiano del pane e sorridono allegre: sembrano uscite da un film sovietico degli anni '50. Faccio colazione in un piccolo locale e riparto velocemente. Questo è il punto piu' alto raggiunto nel viaggio -307 m-. Da qui è tutta discesa! -si fa per dire, ché la Bielorussia è un continuo saliscendi-. La prossima tappa è Mir. Non posso fare altre soste perché sono già in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Il viaggio in effetti è molto faticoso. Il vento non si placa e anche se non eccessivamente forte è estremamente fastidioso. La strada attraversa zone collinose e devo affrontare pendenze impreviste per un paese così pianeggiante: ci sono tratti che arrivano anche al 20%. Sono solo dei piccoli strappi non più lunghi di un chilometro che però spezzano il fiato. Alla fine arrivo finalmente a Mir, dove ho intenzione di visitare l'imponente castello del XVI secolo . Purtroppo però trovo due noiosi imprevisti: il parco del castello è in manutenzione e non interamente percorribile, e la città si sta preparando per una specie di festa: ci sono giostre e capannoni in allestimento. Le strae sono piene di gente vociante. Decido comunque di scattare qualche fotografia all'imponente castello. Nel piazzale antistante vengo fermato da un gruppo di ragazzi incuriositi dalla mia bicicletta sovraccarica. Intraprendo una conversazione impossibile con il mio poverissimo russo: sono molto simpatici e allegri; uno di loro, forse un po' brilo, continua a parlarmi senza che io comprenda una parola, nonostante i compagni gli abbiano già detto che non parlo russo e la buffa scena ci fa scoppiare tutti dal ridere.
La prossima meta è ormai l'ultima della giornata: Niasviz. La strada costeggia enormi campi fioriti che sembrano perdersi all'orizzonte. Il cielo si è annuvolato, sembra minacciare pioggia, ma fortunatamente dopo poco esce di nuovo il sole. Il tempo è molto variabile. Quasi sempre durante il pomeriggio il cielo si copre di migliaia di nuvolette bianche perse nell'intenso blu di questi cieli limpidi. Arrivo a Niasviz nel tardo pomeriggio. Per fortuna conosco l'indirizzo dell'(unico) albergo e ho con me la mappa della cittadina: l'edificio in cui si trova l'albergo è infatti totalmente anonimo. Non c'e' nessun cartello, nessuna indicazione, nessuna insegna. Le strade sono quasi deserte e sarebbe stato molto difficile trovarlo se non avessi avuto le indicazioni. All'inizio, come al solito, mi accolglie una donnona un po' scontrosa e diffidente. Dice che ci sono dei problemi. Ma qualche sorriso e i miei buffissimi bagagli la convincono che non sono un arrogante turista occidentale e improvvisamente diventa cordialissima e gentilissima. e mi offre un magazzino dell'albergo per parcheggiare la bici. Purtroppo l'albergo non ha ascensore e devo salire i tre piani a piedi. Entro in un corridoio lunghissimo con un tappeto rosso e damascato. Le porte sono rivestite di pannelli di velluto cosi' come di velluto sono rivestiti i divani e le poltrone sistemati nelle piccole sale d'attesa. L'albergo sembra però completamente vuoto. Esco a visitare il parco e il castello. Scopro però che il parco è immenso. Non riuscirei mai a girarlo tutto nelle poche ore di luce rimaste e oltretutto vorrei risparmiare un po' le forze. Nel pannello d'ingresso leggo stentatamente le descrizioni -in russo ovviamente- dei numerosi percorsi all'interno del parco, il quale si apre intorno ad un bellissimo lago. Decido di arrivare fino al termine del magnifico viale d'ingresso, dove sorge, circondato da un fossato, il bellissimo castello della famiglia Radziwill. Purtroppo il castello è chiuso e in restauro. La cittadina è sorprendentemente silenziosa, le poche automobili non spezzano l'incanto di queste cittadine bielorusse così sonnolenti e tranquille. C'è una gran pace per le strade ampie e i viali alberati. La giornata si spegne lentamente. Dopo un buon pasto in un piccolo ristorante (in cui sono il solo avventore) ritorno in albergo per riposarmi. In stanza c'è un televisore. Non resisto alla curiosità di accenderlo e guardare i programmi bielorussi. Improvvisamente scopro su un canale un vecchio film italiano: "fantozzi"! Il doppiaggio è incredibile. Sul sottofondo originale in italiano è sovrapposto il doppiaggio in bielorusso. Tutte le voci del film sono doppiate in un tono neutro -e soporifero- dal medesimo doppiattore. Il risultato è -ovviamente per un italiano- genialmente esilarante: è la versione fantozziana di fantozzi.
Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio 2011
by biciviaggi.