The Call of The Wild
Il Richiamo della Foresta
VIII tappa. Da Moose Creek a Dawson City. Distanza: 155Km. Dislivello: 1300m.



Ottava tappa. 20 Giugno 2013:

Mi sveglio stanchissimo. Le zanzare sembrano molto meno attive adesso, probabilmente a causa della temperatura: in effetti l'aria adesso è freddissima.
Salgo in bici e inizio a pedalare controvoglia. Non ho recuperato le energie e mi sento molto stanco. Tra l'altro sono giorni che non faccio un pasto abbondante e spero proprio di rifarmi appena arrivato a Dawson City. Ma il viaggio è ancora lungo!
Il tempo sta cambiando e in cielo appaiono all'orizzonte le prime nuvole. Il vento adesso è violento e mi spinge indietro soffiando gelido da Nord. Sono giorni che pedalo con un fazzoletto sulle labbra per proteggere le labbra e la gola dall'aria fredda e secca.
La strada prosegue rettilinea per chilometri. Adesso la foresta è molto più rada. Gli alberi sono esili e bassi pali disordinati. E' il fenomeno chiamato drunken trees. Si verifica essenzialmente nella taiga artica ed è causato dallo strato di permafrost in scioglimento che si trova sotto le radici. Gli alberi assumono delle angolazioni innaturali e disordinate in particolare ai bordi dei corsi d'acqua (dove lo scioglimento del permafrost è più rapido).
A metà giornata vorrei fermarmi per mangiare qualcosa e riposare ma non ho trovato nessuna posto adatto. Nella foresta ci sono le solite fastidiose zanzare. Vorrei trovare uno spiazzo o una radura ma la foresta è impenetrabile perché i gracili alberi crescono fittissimi e i corti ma intricati rami partono praticamente dalle radici. Dopo molti chilometri di viaggio arrivo ad una piccola deviazione che conduce sulle rive di un lago. Qui sono cresciuti alti alberi di latifoglie, forse pioppi, e vicino all'acqua c'è un grande spiazzo. In effetti ci sono i resti di un recente falò: sul legno carbonizzato si sono posate decine di farfalle coloratissime. Probabilmente si crogiolano al sole sul nero carbone del legno bruciato. C'è un forte vento che increspa l'acqua e sgombra il cielo azzurro, ma sdraiato al riparo degli alberi e sotto il sole caldo mi posso finalmente godere un attimo idilliaco nel silenzio assoluto che regna in questa radura.

Adesso la strada ha abbandonato il fiume e attraversa un territorio collinare e vastissimo che si perde all'orizzonte nell'immensa taiga artica. Quando la strada sale su una piccola altura e lo sguardo vaga su questa foresta sconfinata che si perde indistinta ci si sente davvero perduti in una terra selvaggia
Ormai mancano pochi chilometri alla meta odierna. Dovrebbe esserci un motel al bivio per la Dempster Highway la leggendaria strada che conduce dopo un viaggio di 730km nella tundra deserta, sulle coste del mare artico a Inuvik nei Territori del Nord-Ovest.
Quando scavalco l'ultima collina prima di scendere nella valle del fiume Klondike scopro, sull'orizzonte aperto all'infinito che il cielo è diventato nero cupo ed enormi nuvole scure coprono le montagne e scendono verso la valle tagliandomi la strada che dovrò percorrere. Si sta avvicinando un forte temporale. Faccio appena in tempo ad indossare gli abiti da pioggia che inizia a piovere. Sto affrontando la ripida discea quando scorgo in basso lungo la discea un puntino che si avvicina. E' un viaggiatore come me in bicicletta. Sta salendo lentamente poiché la bicicletta è molto carica.
E' un ciclista tedesco che sta percorrendo tutto il continente americano da Inuvik nel Mar Artico fino Ushuaia sullo stretto di Magellano. Sono giorni che non incontro nessuno e vorrei scambiare due parole anche solo per condividere le nostre avventure, o per scambiarci consigli e impressioni. Gli dico che tra un po' la salita è finita ma alza le spalle come per dire che non gli importa. Mi dice che ha un sito internet ed estrae un timbro portatile con il suo logo stampato. Dice che sono vestito come un figurino e che sto solo facendo una gita in confronto al suo viaggio. Ok, capito, non c'e' bisogno di insistere: non è un tipo socievole ed è anche un po' troppo spocchioso. Meglio salutare e tirare dritti.
La pioggia è diventata fortissima e purtroppo anche la strada è malridotta. Non c'è più l'asfalto e l'acqua forma delle pozze enormi di fango. La bici arranca faticosa lungo la pista che segue il corso lento e maestoso del Klondike. Finalmente vedo da lontano la stazione di servizio che si trova al bivio dove spero di trovare l'alloggio per la notte. Ma quando arrivo scopro che la costruzione è andata in fiamme! E' rimasto solo il basamento con i fori dei pali di legno. Intorno, sparsi nell'erba ci sono solo delle costruzioni abbandonate. Sembrano piccole villette, che forse un tempo facevano parte della struttura. Adesso sono chiuse e malridotte. Più lontano, nell'erba ci sono dei grossi container dove forse potrei trovare un posto coperto in cui sistemare la tenda all'asciutto. Ma non me la sento di dormire qui, tra l'altro al centro di un incrocio trafficato per via della stazione di servizio.
La pioggia è cessata e il vento ha iniziato finalmente a soffiare da Sud e quindi a favore. Dawson city si trova ad una quarantina di chilometri e la strada segue il corse del fiume e non ci sono salite. Anche l'asfalto è tornato buono e non è tardi. Anche se ho già percorso più di 100 km e ieri non ho recuperato le energie per colpa della notte in bianco, mi sento in forma e forse ce la posso fare: decido si proseguire.
La strada è molto trafficata, ci sono motociclisti e grossi camper che procedono nella mia stessa direzione: scoprirò solo più tardi il perché. Gli ultimi chilometri sono i più duri. Sono veramente stremato: infatti appena la strada ha curvato verso Ovest il vento ha cambiato direzione soffiandomi ferocemente in faccia. Avrei voluto mantenere la media almeno oltre i 20km/h ma il vento è troppo forte e sono costretto a fermarmi due o tre volte per recuperare le energie. Per fortuna però mi rincuora l'idea che avendo guadagnato la tappa inizialmente prevista per l'indomani, avrò un intero giorno per riposarmi a Dawson City che raggiungo dopo pochi chilometri.
Dopo tanti giorni trasorsi nell'immensità della taiga, le strade affollate e allegre della piccola cittadina sono un miraggio. Dawson sorge alla confluenza dello Yukon con il Klondike. Questa era la meta dei cercatori d'oro e qui anche Jack London venne a cercare fortuna. Ma quando arrivarono qui sulle rive del Klondike le miniere e i terreni auriferi più ricchi erano già stati tutti lottizzati. Ai nuovi sprovveduti avventurieri non rimase altro che lavorare come braccianti per pochi dollari al soldo di profittatori e mercanti senza scrupoli e la città divenne ben presto un covo di criminali e prostitute.
Adesso invece è un villaggio allegro e spensierato e i soldi provenienti dal turismo ne hanno cambiato profondamente la fisinomia lasciando un aspetto -un po' patinato- da città di frontiera. Le strade non sono asfaltate e tutte le costruzioni sono in legno. Ai lati delle strade ci sono delle lunghe passerelle di legno per i pedoni che ricordano i vecchi film western. Purtroppo scopro che tutti gli alloggi sono occupati. Non me l'aspettavo proprio. E presto scopro anche la causa del traffico incontrato lungo la strada. Domani sarà il 21 Giugno, solstizio d'estate. Nella città si sono dati appuntamento centinaia di motociclisti e decine di camperisti da tutta l'america. La strada centrale è una lunga fila di motociclette parcheggiate. L'unico campeggio è affollattissimo di camper e autovetture di ogni tipo. Ogni anno si svolge una famosa e non competitiva traversata della Dempster Highway, che termina proprio a Dawson il 21 Giugno. La città si anima per i numerosi visitatori e i locali più caratteristici organizzano spettacoli e balli in costume. Non avrei mai immaginato di trovare questa babele in un posto tanto sperduto: ma in fondo è un divertente svago dopo la solitudine dei giorni passati.
L'indomani la città si sveglia sotto un forte acquazzone. Le strade sono diventati fiumi di fango. Approffitto del giorno di riposo per andare a visitare il museo dedicato a Jack London, dove è stata ricostruita -con parte delle assi di legno originali- la capanna in cui lo scrittore visse per alcuni mesi. Il museo si trova in una zona appartata e silenziosa, distante dalle caotiche strade centrali e a ridosso della foresta. Nel museo ci sono ricordi della corsa all'oro e una serie di documenti multimediali sulla vita di Jack London. La custode è molto gentile e mi racconta curiosi aneddoti sulo scrittore. C'è anche la foto di un cane da slitta che forse ha ispirato il famoso racconto.
Per il resto la città non offre grandi attrattive. Tutti i motociclisti sono concentrati nei i pub e nei chiassosi locali centrali. Io ne approfitto per andare a visitare il museo dei nativi quasi deserto. Le persone che gestiscono il museo sono gentilissime. C'è un caloroso ambiente familiare. In realtà non c'è l'impressione di trovarsi in un noiosa mostra di oggetti. Più che un museo è il centro culturale dei nativi (chiamato il "Dänojà Zho Cultural Centre"). Dall'esterno ha la forma di una capanna aperta o in costruzione. Oggi, 21 Giugno, è una festa nazionale: la giornata degli Aborigeni. Sono tutti in festa e allegramente mi descrivono il contenuto del centro. Scopro che il nome che gli abitanti di questa valle hanno dato a loro stessi è Tr’ondëk Hwëch’in . Dalla storpiatura del loro nome deriva anche il nome del fiume Klondike (pronunciato: klandik).
Il modesto ma interessantissimo centro è un affettuoso e nostalgico archivio della storia della comunità. Qui sono raccolti secoli di storia e di cultura indigena; sono serbati gelosamente -per le generazioni future- i ricordi e le voci delle persone ormai irremidiabilmente spariti; qui è serbato amorevolmente e malinconicamente il passato e il destino di questa comunità. Sono l'unico straniero e quando dico di venire dall'Italia sono così colpiti che mi invitano alla loro festa prevista per questa sera con canti e danze tradizionali. Lungo il fiume ci sono dei gruppi di persone allegramente in festa. Cantano e bevono. Molti sono un po' brilli ma oggi è la loro festa e si lasciano andare. Sono l'unico straniero e m'invitano a bere chissà cosa. Ma come rifiutare? E' fortissimo e mi brucia atrocemente la gola, ma sorridono affettuosamente come si fa con i bambini.
La serata scorre piacevolmente nel centro culturale dove si svolge la festa. Alla fine iniziano anche le danze in stile country e tutta la comunità, prima timidamente, poi con grande trasporto e allegria si abbandona in un ballo coinvolgente che chiude allegramente la serata-senza-notte di questo straordinario solstizio d'estate.
Last update: 10 Luglio 2013
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