The Call of The Wild
Il Richiamo della Foresta
VII tappa. Da Pelly Crossing a Moose Creek. Distanza: 94Km. Dislivello: 850m.



Settima tappa. 19 Giugno 2013:

Sono partito da pochi minuti e l'aria è ancora ferma e fredda. Subito dopo il ponte che attraversa il fiume la strada inizia a salire sulle alture. Lo sguardo si apre sull'orizzonte e da qui intravedo le rade costruzioni del villaggio sparse intorno al fiume. In effetti dalla strada principale erano del tutto invisibili. Sono poche e molto povere, sembrano baracche prefabbricate o piuttosto ricordano dei grossi container.

Dopo aver scavallato la piccola altura inizia una leggera discesa in una valle ancora in ombra e alberata. Al lato della strada noto una grossa massa nera: inizialmente la scambio per una roccia, ma quando sono arrivato a pochi metri mi accorgo che si tratta di un grosso orso nero. Ha girato il capo e mi ha squadrato. Io purtroppo sono lanciato in velocità lungo la breve discesa e non posso fermarmi. Per arrestare la corsa, prima di arrivare troppo vicino all'orso, dovrei inchiodare le ruote. Questa manovra potrebbe essere molto rischiosa, perché potrei perdere il controllo della bici o l'orso potrebbe innervosirsi: se decidesse di corrermi contro non avrei nemmeno il tempo di girare la bici. Ma del resto se tentasse all'improvviso di attraversare la strada potrei perfino finirgli addosso. La situazione è molto pericolosa. L'orso si trova a due o tre metri dalla strada e sembra veramente grosso. Devo prendere una decisione in pochissimi secondi. Per fortuna la strada è completamente deserta e larga e decido di allargarmi nella corsia opposta cercando di mettere più spazio possibile tra me e l'orso che nel frattempo ha abbassato il capo per cercare cibo nell'erba: fortunatamente non sembra interessato a me. Pedalo senza strappi cercando di non voltarmi o fare gesti bruschi. Inutile usare il campanello anti-orso che ho acquistato a Juneau: non ho tempo e non servirebbe a molto. E' evidente che l'orso mi ha già notato. Il campanello serve solo per avvisare gli eventuali orsi della presenza di esseri umani e non innervosirli. La bici sfila veloce oltre il grosso animale che però infastidito si gira e inizia a muoversi lentamente verso la foresta. Vorrei proprio fermarmi per scattare una foto ma voglio almeno allontanarmi di un centinaio di metri. Meglio essere prudenti. Se l'orso decide di mettersi a correre difficilmente potrei scappare. Purtroppo l'orso si è innervosito e si è dileguato nella foresta: quando finalmente decido di essere ad una distanza di sicurezza mi fermo, mi volto, ma non lo vedo più. Tutto e' durato pochissimi secondi, ma quegli occhi incuriositi che per un istante mi hanno squadrato mi rimarranno impressi per un pezzo nel mio viaggio.

Più mi dirigo a Nord più le zanzare diventano un incubo. E' quasi impossibile fermarsi. Dopo pochissimi secondi sono circondato da decine di zanzare affamatissime. Solo fermandosi al centro della strada si ha un po' di sollievo, ma anche questo non dura molto. Sui bordi, o peggio nella foresta, le zanzare sono centinaia e dolorosissime perché molto più grandi delle nostre. A causa del freddo sono molto lente nei movimenti per cui si riescono persino a catturare con le dita quando si posano sulla pelle, ma sono centinaia ed è impossibile evitarle. Ho uno spray repellente ma non serve a molto: dopo pochi minuti di pedalata l'effetto repellente si è dileguato. Gli altri viaggiatori (in camper o moto) non hanno lo stesso problema. Per loro è sufficiente cospargersi di repellente quando decidono di uscire dalla vettura o fermarsi. I motociclisti sono rivestiti di pesanti abiti di pelle e quasi invisibili alle zanzare. In bici non è quasi possibile fermarsi a riposare.
Arrivo finalmente presso l'insediamento di Stewart Crossing. C'è un buffo box turistico dalla tetto spiovente ma è chiuso. Poco distante c'è la solita stazione di servizio con un piccolo emporio verso cui mi dirigo per acquistare acqua e viveri. Purtroppo è sprovvisto di tutto. Vende solo caramelle e coca cola! Nell'area di sosta dove ho lasciato la bici arrivano dei grossi camper. Sono enormi. Ne ho visti passare molti in questi giorni, ma e' la prima volta che ne vedo uno così da vicino e parcheggiato. Sono vere e proprie case. Sui lati ci sono delle strutture telescopiche che possono fuoriuscire dalla carrozzeria formando dei piccoli bungalow! Si sono fermati per sgranchirsi le gambe e sono molto incuriositi dalla mia bicicletta. Quando ritorno nell'area di sosta mi fanno mille domande ma il loro slang è quasi incomprensibile. C'è un tavolo con delle panche e ne approfitto per una piccola sosta. A destra del fiume inizia la famosa Silver Trail, che arriva fino a Mayo e poi prosegue sterrata fino a Keno famosa all'inizio del XX secolo per le sue miniere di argento.

Un ponte di ferro attraversa il corso d'acqua e la strada prosegue verso ovest seguendo il corso sinuoso del fiume. Inizio a sentire la stanchezza ma per fortuna il dolore al ginocchio è passato. Evidentemente il sellino era troppo basso e ho fatto bene a regolarlo ieri sera. Mi fermo in una piccola area di sosta che scende verso il fiume e sulla sabbia noto delle impronte di orso e stavolta sono davvero enormi. Forse è venuto ad abbeverarsi al fiume. Meglio non indugiare troppo e proseguire: vorrei arrivare a Moose Creek dove forse si trova una sistemazione per la notte.
In effetti scopro che Moose Creek non è un villaggio e nemmeno un insediamento dei nativi. E' una fattoria in cui abitano due persone. C'è un piccolo ristorante e delle capanne molto spartane che affittano ai viaggiatori. La sistemazione mi sembra molto confortevole e decido di mangiare nel piccolo ma caratteristico ristorante pieno di pelli di animali, strani gingilli indiani e vecchi attrezzi da minatori appesi alle pareti di legno. Dopo cena gironzolo nella foresta seguendo i piccoli sentieri che partono dalla fattoria.
Sul durissimo terreno, compatto e senza erba sono nate delle strane rose delicate dal fusto esile e spinoso: sembrano davvero rose nel deserto.
Nella capanna in cui mi sistemo per la notte scopro con mio grande disappunto di non essere solo. L'aria pullula di zanzare. Le sento ronzare intorno alla testa, sulle orecchie, sulle palpebre, nelle narici, sulle labbra: è insoppotrabile e non riesco a dormire. Accendo la torcia elettrica ma è impossibile trovarle al buio nella capanna scura e polverosa. E' molto tardi e non so come fare: posso solo chiudermi ermeticamente dentro il sacco a pelo. Ma nella capanna fa molto caldo e adesso, completamente chiuso nel sacco, non riesco a respirare e inizio a sudare. Fuori si sente un ossessivo ronzìo tutto intorno alla testa: cercano di trovare un varco nel tessuto imbottito. Mi sento assediato. Se non fossi preoccupato di passare la nottata in bianco troverei la cosa anche molto buffa. Passo una nottataccia. Finalmente crollo dalla stanchezza e mi addormento. La mattina mi sveglio con centinaia di punture su tutto il corpo. Ho dormito malissimo e non mi sono riposato e mi aspetta, non prevista, una tappa durissima.
Last update: 10 Luglio 2013
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