The Call of The Wild
Il Richiamo della Foresta
IV tappa. Da Whitehorse a Braeburn lake. Distanza: 110Km. Dislivello: 500m.



Quarta tappa. 16 Giugno 2013:

Quando mi sveglio il sole è già sorto da un pezzo anche se è prestissimo. Faccio colazione nella cucina dell'ostello, ma è ancora deserta. Approfitto per curiosare mentre assaporo un po' di the caldo: le pareti della cucina sono tappezzate da decine di cartoline provenienti da tutto il mondo. Ce ne sono anche alcune dall'Italia. Provengono dai posti più impensabili. Poi in un altra parete ci sono i biglietti di commiato dei tanti viaggiatori che sono passati da qui. Sono coloratissimi e molto divertenti e scritti in decine di lingue diverse. Passeggio distrattamente nel salone buio con il pavimento che emette scricchiolii sinistri, quando all'improvviso, sotto una cassapanca, scorgo terrorizzato un braccio e un piede che sbucano dal pavimento! Mi faccio coraggio e mi avvicino. Sono solo di plastica! E' uno scherzo macabro! Bizzarro senso dell'humor!
Adesso devo partire e mi arrampico verso la Klondike Highway che si trova più in alto rispetto al letto del fiume dove sorge Whitehorse. Al primo incrocio, proprio fuori dalla città mi fermo in un piccolo bar. Vorrei bere un caffè caldo che non ho potuto preparare in ostello. In realtà è un piccolo emporio che vende di tutto: dall'olio per il motore, alle caramelle, dal miele al grasso per scarponi. In un area chiusa da un grosso lucchetto vendono anche armi! Gironzolo tra gli scaffali molto incuriosito suscitando la diffidenza del proprietario che mi segue in silenzio. Alla fine tenta di imbrogliarmi sul prezzo del caffè, ma lascio correre.
Lascio finalmente alle spalle Whitehorse. Mi sono intrattenuto più del necessario, forse intuendo che da qui in poi la strada inizierà ad inoltrarsi in territori selvaggi e disabitati e forse ho cercato inconsapevolmente di ritardare il più possibile la partenza da qui: ultimo avamposto della civiltà prima del lungo viaggio verso il Grande Nord.

Vicino il lago Lebarge trovo delle grosse impronte di orsi vicino ad una piccola area di sosta al lato della strada. Probabilmente gli orsi sanno che i turisti lasciano dei rifiuti in questa zona e vengono ogni tanto per procurarsi il cibo. Sembrano fresche. Probabilmente è ancora nei paraggi. Decido di ripartire e fermarmi più tardi. Forse potrei scendere giù al lago: un cartello recita: "Fornaio" indicando la strada che devia verso destra. ma dovrei allungare di alcuni chilometri la tappa odierna già abbastanza lunga.
Inizia a piovere forte; per fortuna alcuni chilometri più avanti c'è un campeggio. Ci sono alcune famiglie con enormi camper. Potrei fermarmi qui, ma è ancora presto e forse potrei viaggiare per qualche altro chilometro. Inoltre il campeggio è molto affollato e la pioggia ha allagato le piazzole. Infine potrebbe anche esserci nei paraggi l'orso di cui ho scoperto le tracce. Decido di fermarmi solo per mangiare qualcosa e riposarmi qualche minuto sulle panche del campeggio mentre bambini eccittati giocano intorno la bicicletta in un allegro vocìo che concilia il sonno.
Il lago, strettissimo e allungato, riflette sulla superficie increspata dal vento il cielo plumbeo e le nuvole basse. In alcuni punti, forse più profondi, l'acqua assume un colore verde-brillante o sfumature delicate e turchesi.
Lungo la strada deserta scorgo due piccoli puntini avvicinarsi. Sono due cicliste provenienti da Anchorage. Abitano in Alaska e stanno facendo un lungo giro. Hanno il vento a favore e sono riposate. Io invece sto pedalando con un violento e gelido vento cotrario. Mi raccontano della Top of World Highway che hanno percorso qalche giorno fa. Ne sono entusiaste ma dicono che è molto faticosa. Inevitabilmente finiamo con il parlare degli orsi come succede con tutti i viaggiatori da queste parti: loro però non ne hanno visti. Ci salutiamo e scattiamo qualche foto. Le vedo allontanarsi lentamente: la solitudine è padrona in queste terre sconfinate.
Lo scenario lentamente cambia. Il terreno sembra essere stato devastato da un gigantesco incendio. Tutti gli alberi sono bruciati e rimangono solo stecchi carbonizzati e tristi, a perdita d'occhio. E' desolante. L'intera montagna ne è ricoperta. Il sottobosco è ricresciuto rigoglioso ma gli alberi impiegheranno decine di anni a ricrescere e tornare a ripopolare la foresta distrutta. Qui la crescita delle piante è lentissima. In cima alla valle lo sguardo si perde su un orizzonte spoglio e avvizzito sotto il cielo grigio.
Dopo una giornata durissima arrivo presso il lago Braeburn. Qui in mezzo al nulla, lontano decine di chilometri dal più vicino centro abitato c'è una locanda. Il locale è famoso perché preparano delle gigantesche ciambelle alla cannella. Il proprietario ha una lunga barba bianca ma non sembra molto ospitale. Qui in verità sembrano tutti burberi e scontrosi, forse non amano i turisti. Comunque non ci sono posti liberi per la notte. Purtroppo non ci sono altri alloggi nel giro di centinaia di chilometri. Non ho altra scelta: devo dormire nella foresta. Decido di allontanarmi qualche chilometro dalla locanda e scopro il motivo per cui si trova qui: sull'erba c'è una pista di atterraggio per aereoplani privati.
Proseguo per alcuni minuti. Intravedo un cartello sulla sinistra e quando lo supero mi accorgo che è un indicazione turistica: "Bakery. 60Km open": Giusto il fornaio sotto casa!
Infine trovo uno spiazzo abbastanza riparato e non molto distante dalla strada. Mi hanno sconsigliato di allontanarmi troppo dalla strada, ma non mi va di accamparmi proprio a ridosso della carreggiata. Spingo la bici nel sottobosco fino a trovare una piccola radura dove piantare la tenda. Lego il cibo e gli altri oggetti profumati (dentifricio, disinfettante eccetera) in un sacco impermeabile in cima ad un albero. E' molto tardi ma sembra pieno pomeriggio. Non posso cucinare nulla perché l'odore attirerebbe gli orsi.
L'aria è piena di zanzare. Sono decine e molto affamate. Ronzano intorno al viso e non mi fanno nemmeno respirare. Sono costretto ad indossare il passamontagna ma anche così cercano di posarsi nelle narici e sugli occhi: e' insopportabile. spruzzo un po' di repellente ma l'effetto è breve. Ho solo il tempo per aprire la tenda disfare i bagagli e preparare il sacco con il cibo. Quando ho terminato e devo sistemare la bici l'effetto del repellente sembra essere esaurito e le zanzare che intanto si erano ammassate intorno alla bici forse attratte dall'odore del sudore mi assalgono a centinaia. In apnea riesco solo a sistemare la bici alla meno peggio e a tuffarmi nella tenda.
Dalla foresta non proviene nessun rumore. Nemmeno il canto di un uccello, niente. Sembra deserta. Ogni tanto il rumore di una foglia o di un ramo secco mi fa saltare nervoso. Sembra che da un momento all'altro debba uscire un orso dalla foresta e avventarsi sulla tenda. Sono diventato paranoico con questi orsi. Tutta colpa dei racconti letti su internet prima di partire. Anche il ciclista francese incontrato ad Whitehorse mi ha detto la stessa cosa. Qui sono tutti un po' paranoici per via degli orsi. In effetti anche lui non ne aveva incontrato nessuno.
Inizia a cadere una pioggia leggera e il crepitìo attutito delle gocce sulle foglie mi tranquillizza. In effetti c'è una gran pace qui. Fuori c'e' ancora la luce del giorno e il vento muove i rami dolcemente. La stanchezza lentamente oscura i pensieri e le cose
Last update: 6 Luglio 2013
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