12 Aprile 2014
Da Viterbo imbocco la strada Cimina che sale subito ripidissima. Dopo pochi chilometri devio per il Monte Cimino e la faggeta dove si trova, poco prima della cima, il famoso Sasso Menicante. Si tratta di un masso di quasi 250 tonnellate in bilico su una roccia tanto da poter essere fatto oscillare mediante una robusta leva. Fu già descritto da Plinio il Vecchio quasi 2000 anni fa. La cima del monte è avvolta da una suggestiva foresta di faggi. E' tutto quello che rimane della antica Selva Cimina che già Tito Livio celebrava come impraticabile e spaventosa tanto da segnare per secoli il confine impenetrabile tra Roma e l'Etruria.
Ritornato sulla Provinciale Cimina mi dirigo verso Canepina. La strada attraversa uno straordinario castagneto con esemplari secolari ed enormi.
Dopo Vallerano e Vignanello mi dirigo verso Corchiano e infine Civita Castellana, dove visito lo straordinario Duomo del XII secolo con la suggestiva cripta. Nella chiesa suonò anche il giovane Mozart nel 1770.
Da Civita Castellana mi dirigo verso Faleria. Poco prima di arrivare a Calcata giro a sinistra per una tranquilla strada secondaria che attraversa grandi coltivazioni di nocciole, in direzione di Sacrofano e infine il quartiere Labaro appena fuori dal raccordo. Poco prima di arrivare a Prima Porta intravedo sulla sinistra l'Arco di Malborghetto che fu eretto nel luogo dell'accampamento di Costantino poco prima di affrontare l'esercito comandato dall'imperatore Massenzio.
Seguendo Via della Giustiniana, arrivo al bivio dove si svolse la famosa battaglia di ponte Milvio che vide Costantino (e con lui il cristianesimo) vincitore su Massenzio e quello che rimaneva dell'antico impero pagano.
Con una certa difficoltà -a causa della confusa viabilità- raggiungo dalla Flaminia l'imbocco della ciclabile teverina che seguo fino al centro di Roma.
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